...E
se trovo un uccellino caduto dal nido?!?!
Serata piovosa, anzi tempestosa, quella di ieri… Un vento
fortissimo ha spazzato il giardino, facendo incurvare anche gli alberi
più robusti. E così, stamattina in giardino…
Eh già,
stamattina in giardino c’era un piccolo, patetico uccellino caduto dal nido.
Nella fattispecie, le penne gialle e nere delle ali rivelano da subito la sua
identità di giovane Cardellino. Ma che fare, in queste occasioni? In
primavera ed estate questo non è un evento particolarmente raro!
Può capitare, anche abbastanza spesso, di rinvenire nidiacei
apparentemente abbandonati. Ma è davvero così?
In realtà, solo
se l’uccellino è privo di penne e viene rinvenuto dopo un temporale, si
può pensare ad una “disgrazia”. Molto spesso uccellini apparentemente
abbandonati, ricoperti già da un discreto manto di piume e penne, stanno
solamente compiendo i primi passi fuori dal nido. I loro genitori sono
sull’attenti, in cerca di cibo, pronti in qualche caso ad intervenire in loro
difesa se necessario. Così, la cosa più appropriata da farsi
è…. non far nulla! Limitatevi a osservare da lontano l’uccellino, per
vedere se viene imboccato dai genitori. Se dopo un’oretta o due non ha ricevuto
visite, o se nella zona ci sono predatori (ratti, cani, gatti), sarà il
caso di prenderlo in consegna. Questo, per la cronaca, è stato il caso
del Cardellino…infatti nel mio giardino ci sono i miei due botoli, due cagnetti
tanto dolci con noi quanto spietati predatori di uccelli, lucertole e topolini.
Inoltre, l’uccellino appariva disidratato e teneva gli occhi chiusi.
Potete contattare il CORPO
FORESTALE DELLO STATO, o, in alternativa, valutate l’opzione di
sentire la LIPU,
per farvi indicare il centro di recupero per selvatici più vicino a voi
a cui affidare il trovatello. Se ciò non potesse essere possibile,
dovrete fare da balia per qualche tempo all’animale.
IN NESSUN CASO SIETE AUTORIZZATI A
PENSARE DI POTER TENERE L’ANIMALE PER SEMPRE CON VOI!!!!!
L’uccellino deve avere
l’opportunità di vivere libero, e tra l’altro nulla vi dice che si possa
adattare a vivere in gabbia… Ricordate inoltre che la fauna italiana è
protetta, e che non può essere liberamente detenuta in cattività.
Per cui mirate a ripristinare le condizioni di salute ottimali per l’uccellino,
in modo da restituirlo il prima possibile al suo ambiente. Capito bene?
D’accordo….Quindi, approntiamo un alloggio per l’ospite!
La cosa migliore
è di sicuro una scatola di cartone, con carta da giornale sul fondo, che
andrebbe cambiata ogni giorno (meglio se più spesso). Terremo chiusa la
scatola quando non daremo da mangiare all’animale, in modo che stia tranquillo
e non si agiti.
Già, il cibo:
con che nutrirlo? Per prima cosa, dovremo offrire all’uccellino dell’acqua: ci
sono buone probabilità che sia disidratato. Useremo un piccolo
contagocce, facendo scivolare il liquido lungo il bordo esterno del becco, in
modo che anche se l’uccellino non aprirà la bocca spontaneamente alla
vista dell’attrezzo l’acqua s’infilerà felicemente nella gola del
piccolo.
Per il cibo… niente
pane o simili rimedi casalinghi! Osserviamo il becco dell’ospite: è
abbastanza alto alla base, un po’ tozzo? L’uccellino è granivoro. Se
invece il becco è più lungo e sottile, ci sono buone
probabilità che si tratti di un uccello insettivoro. Nel mio caso
specifico, abbiamo detto che si tratta di un Cardellino, quindi un granivoro.
Nel più vicino negozio di animali troveremo certamente pastoncini
specifici, adatti alle esigenze di ciascuno dei due gruppi. Di norma, questi
vanno offerti ben bagnati, con uno stecco o una pinzetta di dimensioni
adeguate. Le imboccate dovranno essere più frequenti per gli uccellini
più giovani, circa ogni ora e mezza o due, per poi diradarsi nel corso
della giornata nel caso di esemplari più cresciutelli. A tutti gli
uccellini, somministrazioni sporadiche di qualche larva (ad es. le tarme della
farina) saranno salutari… una tarmina al giorno al massimo per i granivori, due
o tre per gli insettivori. Vanno somministrate solo dopo averle uccise. Se
l’uccellino non dovesse aprire spontaneamente la bocca, dovremo imboccarlo dopo
aver aperto forzatamente il becco, premendo con delicatezza sui lati del becco
stesso. Alla fine, vedrete, imparerà ad associarvi al cibo, e
spalancherà le fauci come un leoncino…
Quando il piumaggio
sarà completo, e l’uccello tenterà di volare sempre più
spesso, sarà giunto il momento di liberarlo. Avrete nel frattempo
già notato che l’animale avrà diminuito l’apertura spontanea del
becco, e che avrà iniziato a
cercare di becchettare da solo. Porterete l’uccello in un prato, vicino magari
al luogo dove l’avete raccolto, e lo farete volare via.
Nel nostro caso, il
piccolo di cardellino era pronto all’involo al momento del ritrovamento, e dopo
una notte al sicuro, un po’ di imboccate e la giusta dose di acqua, è
stato posato sul ramo di un albero (dopo aver legato i cani!). Avevo infatti il
sospetto che i genitori fossero in zona, e in effetti…
In effetti, non appena il piccolo ha sentito su di sé i
raggi del sole ha iniziato a cantare, richiamando i genitori. Questi non si sono
fatti attendere, e dopo pochi minuti stavano già facendo la spola per
nutrirlo. Il mattino dopo, non c’era più. E’ stato bellissimo
osservarli…. E ancora più bello è pensare che, con un po’ di
fortuna, il prossimo anno ci sarà un nuovo Cardellino a cantare nel mio
giardino.
Per ovvi motivi di spazio, non posso spiegare in questa
pagina ogni risvolto di questo genere di operazione o analizzare tutti i casi
che si potrebbero presentare. Per chi fosse interessato ad approfondire
l’argomento, consiglio a tutti un vecchio ma splendido libricino della Muzzio:
NATI LIBERI – manuale pratico di pronto soccorso per animali
selvatici
Lambertini/Palestra
- Franco Muzzio Editore