La riproduzione, nei Fasmidi, è un’avventura che
sovente lascia attonito l’osservatore umano, che non è preparato ad una
tale panoplia di possibili varianti. Infatti i Fasmidi utilizzano molti modi di
riproduzione, il più caratteristico dei quali è la partenogenesi.
Comunque, andando per ordine…
Iniziamo subito col dire che la forma di riproduzione
più diffusa, anche nei Fasmidi, è quella ANFIGONICA. I due sessi
si accoppiano normalmente (la copula può durare molte ore, anche
giorni!) e il maschio trasferisce alla femmina lo sperma liberamente o tramite
una spermatofora. In Fig. 1, ecco l’accoppiamento di due Brasidas
samarensis.
Fig.
1 (clicca sull’immagine per ingrandire)
In Fig. 2 si può osservare più da vicino la
spermatofora di Brasidas; in pratica, essa è la parte verde e bianca che
sporge dall’apparato copulatore femminile. La spermatofora è una sacca
di materiale proteica che il maschio produce ed in cui immagazzina gli
spermatozoi. La sua forma è caratteristica delle varie specie, e dipende
spesso dalla forma dell’organo copulatore maschile.
Fig.
2 (clicca sull’immagine per ingrandire)
Alcune specie di fasmidi sembra si riproducano solo in
questo modo, per cui è necessario disporre di maschi e femmine per
portare a termine felicemente l’allevamento. Alcune specie normalmente
anfigoniche possono riprodursi anche per partenogenesi, ma le uova così
prodotte mostrano un minor tasso di schiusa, un allungamento dei tempi di
sviluppo ed una maggiore mortalità infantile.
Ma come si diceva, ciò che ha reso famosi i
Fasmidi è la loro capacità di riprodursi per PARTENOGENESI. In
pratica, questo fenomeno permette all’uovo non fecondato di svilupparsi
comunque, dando origine ad un nuovo esemplare. La pericolosa mancanza di
variabilità genetica che la partenogenesi comporta è ovviata da
alcune specie attraverso una alternanza di modalità riproduttive.
Tra i vari tipi di partenogenesi, si ricordano la
telitoca, la arrenotoca, la deuterotoca, la geografica.
La partenogenesi telitoca è la più diffusa.
In pratica, se l’uovo viene fecondato, da origine a maschi e femmine, mentre se
non viene fecondato da origine solo a femmine. Può essere costante
(quando di una specie non si conoscono maschi, ad esempio) o facoltativa
(quando una specie si riproduce normalmente in presenza di maschi e per
partenogenesi quando non ci sono). Un esempio classico è la popolazione
in cattività di Phyllium giganteum, in cui i maschi sono
sconosciuti, e anche in natura sono molto rari. Idem per la Sipyloidea
sipylus, in cui trovare un maschio è quasi impossibile.
La partenogenesi deuterotoca produce tanto maschi quanto
femmine.
La partenogenesi arrenotoca l’uovo si sviluppa comunque:
se fecondato darà femmine diploidi, se non fecondato maschi aploidi.
La partenogenesi geografica si ha quando due popolazioni
della stessa specie vivono in aree geografiche e habitat differenti, e di norma
le popolazioni in habitat più sfavorevoli adottano la partenogenesi
telitoca mentre quelle in zone ottimali la riproduzione anfigonica è la
norma. Un esempio sono le specie italiane di Bacillus, anfigoniche al
sud e telitoche al nord.
Le uova variano moltissimo in dimensioni a seconda delle
specie, e possiedono tutte un opercolo che le funge da apertura al nascituro al
momento della schiusa. I tempi di incubazione variano enormemente, e possono
passare dai 2 mesi ai 3 anni prima che l’uovo dia alla luce il suo occupante!
Molto spesso, le uova sono similissime a semi, tanto che anche occhi esperti
possono non intuirne la reale natura. Possono essere semplicemente lasciate
cadere al suolo (Baculum), “sparate” ad una certa distanza dalla femmina
(Extatosoma) oppure deposte sotto terra (Aretaon).
Metti
un insetto... in bottiglia!