Anolis sp. - un
clandestino da Manaus
Dicembre 1998. Il viaggio in Sud America è appena terminato.
Il viaggiatore stanco torna a casa, ritrova i suoi cari, e, come ogni altro
viaggiatore, decide di disfare le valigie, accuratamente preparate in quel di
Manaus. Ma non appena la borsa viene aperta, una figuretta scura, minuscola,
salta fuori dalle pile di abiti piegati. L’uomo, spaventato, si ritrae
all’istante, il suo gatto, affamato, la ghermisce in un attimo. Sembra che la
vita della lucertolina, perché di questo si tratta, debba finire qui. Ma l’uomo
interviene appena in tempo, salva la piccola creatura dalle fauci di un micio
domestico piuttosto indignato e decide di portarla al suo negozio d’acquari di
fiducia, l’Idealfish di Cazzago di Pianiga (VE). Ed il negoziante, Massimo
Boato, decide di chiamare un amico appassionato di Rettili ed altri animali
“particolari”.
E’ così che l’animale in questione arrivò a
casa mia. Era bellissimo, con la pelle color salmone ornata di un bel disegno a
rombi chiari sul dorso. Sui fianchi, a partire dagli arti anteriori, si
dipartivano due sottili linee verde chiaro, una che si incurvava subito verso
l’alto ed un’altra, più lunga, che invece continuava orizzontale
delimitando il ventre della creatura. Le parti inferiori erano bianche,
così come la gola ed il sacco golare estensibile, che l’animale mostrava
nelle dispute territoriali con altri rettili o contro i predatori. Nell’aspetto
ricordava molto Anolis sagrei, ma era di costituzione più esile,
con un sacco golare meno pronunciato e bianco (per caso, qualcuno di voi ha
idea di quale specie possa trattarsi? Se lo sapete, vi prego, contattatemi!).
Devo dire che non era affatto in buone condizioni. Della
coda rimaneva un moncherino di un centimetro e mezzo. Una delle zampe
posteriori aveva il femore spezzato,
mentre sul ventre un brutto taglio ed un ematoma notevole completavano il
quadro. L’animale sembrava però essere reattivo e vitale, e questo mi
faceva ben sperare. Per prima cosa allestii un mini terrario estremamente
spartano: fauna box piccolo, carta assorbente sul fondo, una piccola ciotola
per l’acqua ed un rametto su cui arrampicarsi. Tagliai un pezzetto di coda
malconcio, nella speranza che ricrescesse (cosa che poi effettivamente accadde,
come si vede dalla foto), e costruii una steccatura leggera ma resistente
usando un pezzo di cannuccia di misura appropriata tagliato per lungo e fissato
con nastro adesivo. Per le prime due settimane imboccai l’animaletto con tarme
della farina e camole da miele, poi iniziò a nutrirsi da solo di mosche
e simili. Durante il giorno mettevo il suo fauna box di fronte ad una finestra
esposta ad est, in modo che potesse godere dei raggi solari, così
benefici per metabolizzare il calcio, mentre di notte lo spostavo in unn
terrario più grande che gli forniva il necessario calore.
Per farla breve, nell’arco di poche settimane l’animale
era guarito perfettamente. Non appena ristabilito, lo lasciai libero in un
terrario tropicale di 80x40x40 cm, arredato con rami e piante di Scindapsus
aureus, che ospitava già una coppia di Anolis sagrei ed una
di Anolis Carolinensis. Ben presto fece capire a tutti che era un
animaletto dal carattere forte e deciso, che aveva ben chiaro quale fosse il
suo ruolo nella gerarchia del terrario: egli sarebbe stato, ovviamente, il
capo. Sebbene più piccolo di tutti gli altri ospiti, il posto migliore
per termoregolarsi era il suo, così pure come i bocconcini migliori.
Quando mettevo nel terrario gli insetti da pasto, la piccola Anolis
sconosciuta aspettava che le sagrei e le carolinensis arrivassero
vicino alla preda designata, quindi piombava come un falco dal ramo su stava
appollaiata e fregava la succulenta tarma o il moscone saporito proprio sotto
il naso dell’interessato. Quest’ultimo poteva protestare ed arrabbiarsi, ma non
ce n’era per nessuno – quella specie di minuscolo, simpatico Robin Hood
lucertolesco (rubo a te per sfamare me e prenderti in giro) la faceva in barba
a tutti.
Visse così, da completo padrone del terrario, per
più di un anno. La coda gli ricrebbe e divenne sempre più bello e
forte. Poi un giorno arrivò a casa, per esigenze “di lavoro”, un piccolo
Fisignato (Physignathus cocincinus) di una quarantina di cm.
Sarebbe stato l’oggetto di un mio articolo, che sarebbe poi apparso nella
rivista Aquarium (Ed. Primaris, Aquarium 3 del 2002). Per ospitarlo
provvisoriamente decisi di svuotare il terrario delle Anolis, che nel
frattempo si era arricchito anche di una nostrana Podarcis muralis
ferita che stavo curando (anche lei attaccata da un gatto….). Tolsi quindi
tutte le lucertole, ma la Podarcis non ne voleva sapere di uscire dalla
sua tana, dietro l’arredamento del terrario. Così fui costretto a
lasciarla in loco.
Il Fisignato, al contrario delle mie previsioni, non fece
assolutamente nulla alla Podarcis. Tutt’altro! Era così docile e mansueto
che la Lucertola nostrana lo usava come “solarium”, distendendosi sopra di lui
quando doveva termoregolarsi sotto la lampada!
Certo oramai dell’innocuità del Drago d’acqua,
decisi di reintrodurre tutte le altre lucertole, cominciando proprio dall’Anolis
sconosciuta. Il Fisignato la guardò placido e benevolo, poi con mio
grande orrore in un attimo le fu sopra e la prese tra le mascelle
masticandosela per bene. Riuscii a strapparla dalla morsa d’acciaio delle
mascelle del Fisignato, ma stavolta non c’era davvero più nulla da fare.
La piccola Anolis, che era sopravissuta ad uno sgarbato mucchio di peli
felino, aveva terminato la sua esistenza tra le fauci di un mostro
antidiluviano. Dire che mi sentii in colpa è dire poco. Maledissi la mia
stupidità: il Drago d’acqua aveva accettato la Podarcis solo
perché essa era già presente al suo arrivo, e rappresentava
probabilmente ai suoi occhi la “padrona” del territorio. Ma la piccola Anolis
doveva avere l’aspetto di un appetitoso spuntino caudato…
Il Fisignato fu rispedito al negozio, con disonore e
vilipendio. La Podarcis ritornò, appena guarita, a fare la sua
tranquilla vita selvaggia sul muro di casa, gatti permettendo. Le Anolis
sagrei e carolinensis tornarono nel terrario, visibilmente
compiaciute di non aver più tra i piedi quell’irritante ladruncolo.
La piccola Anolis, giunta in una valigia da Manaus
in una fredda giornata invernale e morta nelle italiche terre per mano (anzi,
bocca) di un altro sgraziato sauro, ora riposa in un minuscolo feretro di vetro
ed alcool, e così rimarrà, per sempre, a ricordo dell’amico che
fu, delle camole che veniva a prendere dalle mie mani, delle carezze che le
facevo sulla nuca, e dello sguardo indomito che sfidava tutto e tutti.
Buon Viaggio, Piccola Mia!