L’allevamento in cattività degli Scarabeidi
è in linea di massima semplice, e può dare grandi soddisfazioni.
Certo, bisogna armarsi di grande pazienza, in quanto gli stadi larvali impiegano
molti mesi, a volte anni, prima di impupare e divenire adulti. In ogni caso
però vale la pena aspettare, perché la visione di piccoli gioielli
viventi come questi ripagherà certamente l’allevatore di ogni
sacrificio.
Vediamo ora come preparare il terrario per i nostri
animali. Per prima cosa, decidiamo che vasca usare. Per chi inizia per al prima
volta un allevamento, i classici fauna box sono probabilmente la scelta
migliore. Scegliete tra i modelli in commercio quelli con un coperchio in plastica
sufficientemente rigida, perché alcuni insetti, specialmente certi Dinastini e
Goliatini, sono animali sufficientemente forti per trapassare con
facilità la plastica più morbida. Per le specie più grandi
potrebbe essere persino necessario pensare ad un terrario costruito ad hoc,
sufficientemente profondo da poter ospitare 30-50 cm di substrato ed una
ventina di cm di spazio aereo.
Il substrato per il terrario va preparato con cura. Le
larve che andremo ad allevare sono fondamentalmente detritivore, ed in natura
si possono spesso trovare nel legno in decomposizione o nei tronchi cavi
ripieni di detrito vegetale. Fermo restando che la composizione del substrato
varierà con il gruppo di insetti che staremo allevando, ci sono alcuni
punti costanti che faremo bene ad osservare.
Procuriamoci del terriccio. Questo costituirà, in
una miscela destinata alla riproduzione delle più comuni specie di
Cetonini e Goliatini, circa un terzo del totale.
Fig. 1
In Fig.1 potete osservare due sacchetti differenti di terriccio,
entrambi di ottima qualità. Dovete scegliere terriccio o humus privo di
sostanze chimiche e di fertilizzanti aggiunti, e non composto unicamente da
torbe bionde. Un sacchetto di una ventina di litri non costa in media
più di 3,5 €, e potrete recuperarlo anche in un supermercato, anche se
probabilmente troverete maggiore scelta in un comune Consorzio agrario.
Il secondo terzo di substrato dev’essere costituito da
foglie morte. Vanno utilizzate solo latifoglie, quindi NO più assoluto
ad aghi di pino, cipresso e simili! Anche le foglie di certe essenze alloctone
come le Magnolie non vanno bene. Utilizziamo invece tranquillamente foglie di
Quercia, Salice, Faggio, Pioppo, Acero, Platano, Nocciolo, Ontano, Castagno,
Tiglio, Betulla. Queste potranno essere raccolte nel corso di una passeggiata
in campagna o in un parco, d’autunno, e trasportate in un sacchetto. Una volta
a casa sbriciolate le foglie con le mani, fino a ridurle in frantumi quanto
più piccoli possibile. L’ideale sarebbe poter usare un vecchio
frullatore, ma tant’è….In Fig. 2 ecco il risultato del nostro lavoro.
Fig. 2
L’ultimo terzo di substrato sarà costituito da
legno marcio sbriciolato. Questo è l’elemento probabilmente più
difficile da recuperare, e decisamente uno dei più cruciali per talune
specie. Intendiamoci, la maggior parte dei Cetonini e Goliatini si
riprodurrà benissimo anche senza legno, ma per molti Dinastini esso
rappresenta la conditio sine qua non per riuscire nell’allevamento. E
allora, andiamo a parlare di questo legno. Ancora una volta, dovremo usare
legno di latifoglia, perché quello di conifera contiene resine ed olii che
intossicherebbero ed impiastriccerebbero a morte le larve dei nostri
Coleotteri. Dovremo cercare legno marcio che si sbricioli (o quasi) tra le
mani. Le essenze migliori in assoluto sono Quercia e Faggio, un po’ meno buone
ma comunque gradite da molte specie anche Salice e Pioppo. Una volta trovatolo,
il legno dovrà essere ridotto in pezzi il più piccolo possibile,
quasi segatura. Io uso una vecchia grattugia per il formaggio, e faccio un
miscuglio composto per il 60% da questa polvere di legno e per il 40% da pezzi
più grossi. In fig. 3 un esempio del risultato.
Fig. 3
Ora abbiamo tutti gli elementi che ci servono. Mescoliamo
bene il tutto uniformemente e versiamo il substrato nel fauna box poco a poco,
tenendo i pezzi di legno più grandi vicino al fondo. Il risultato
sarà qualcosa di simile a quanto mostrato in fig. 4.
Fig. 4
Alcune osservazioni devono essere fatte. Come abbiamo detto,
la miscela in parti 1:1:1 è adatta per molti Coleotteri, ma non per
tutti. Tra Cetonini e Goliatini, le femmine del genere Dicranocephalus
depongono usando foglie verdi per costruire una sorta di nido, mentre molte Agestrata
sono radicicole e si nutrono solo di radici vive di piante, risultando
così particolarmente difficili da allevare. In quest’ultimo caso si
può provare ad aggiungere al substrato una patata viva, che
produrrà in breve un fitto intrico di radici se tenuta umida, ma i
risultati non sono garantiti. I Dinastini richiedono una componente lignea
più abbondante, attorno al 60%, avendo cura di lasciare alcuni grossi
pezzi di legno proprio vicino al fondo del terrario, perché le femmine di questi Coleotteri amano deporre tra le
fessure del legno decomposto. Tra questi però alcuni generi, come per
esempio Megasoma, depongono le uova in un nido preparato dalla madre con
frutta decomposta, che dovrà quindi essere offerta in una certa
quantità. Per altre specie di Coleotteri, potrà essere utile l’aggiunta
di una manciatina di sterco equino o vaccino al substrato. Occorre sempre
cercare di conoscere al meglio le abitudini della specie che intendiamo
allevare.
Resta ancora un punto da chiarire: la sterilizzazione del
substrato. Ci sono due scuole di pensiero, una che vuole che ogni materiale
immesso in terrario venga sterilizzato e un’altra che invece vorrebbe allevare
gli animali in un ambiente più simile a quello naturale. Io sarei
più propenso alla seconda ipotesi, ma ci sono alcune considerazioni da
fare. Il legno morto alberga una grande quantità di animali, come
piccoli Crostacei terrestri, Anellidi, Millepiedi e Centopiedi, che potrebbero
nutrirsi con gioia delle uova dei nostri Coleotteri. Allora, o si decide di
sterilizzare in forno per 10 minuti alla massima temperatura il materiale,
oppure lo si immerge in acqua per alcuni giorni, per poi farlo asciugare
all’aria aperta. Entrambe le soluzioni possono essere valide. In seguito,
dovremo evitare di iperalimentare le larve aggiungendo al substrato più
cibo vegetale fresco (frutta, verdura decomposta) di quanto possa essere
divorato rapidamente dalle larve. Il cibo decomposto in eccesso farà
fiorire le colonie di Acari, che potrebbero invadere il terrario, le larve e
pure i mobili! Con un po’ di attenzione, tutto questo potrà essere
evitato.
Abbiamo quasi finito. Ora non ci resta che disporre in
superficie una serie di rametti contorti di taglia adeguata che consentano agli
insetti di arrampicarvisi. Il terrario andrà chiuso con un coperchio
adeguato, nel caso di un fauna box potrebbe essere necessario interporre tra il
coperchio in dotazione e la vasca un pezzetto di zanzariera sufficientemente
robusta. La temperatura ideale in cui tenere il terrario è 25 °C, e
potrenno essere ottenuti sospendendo una lampadina sopra la vasca o sistemando
quest’ultima in un contenitore più grande termostatato, magari con
cavetto riscaldante.
Gli adulti andranno alimentati con frutta matura, posta
non direttamente a contatto col substrato ma sita in un picolo contenitore
basso che andrà infossato fino all’orlo. Mela e banana si sono rivelate
le essenze migliori, ma anche l’albicocca è molto gradita. All’estero,
soprattutto in Giappone, può essere acquistata pure una speciale
gelatina per insetti – inutile dire che in Italia essa è irreperibile!
In realtà però essa non è affatto indispensabile, anzi, e
la frutta nutrirà egregiamente i nostri animali.
Dopo due-tre settimane dall’introduzione degli
adulti, potremo iniziare a cercare di
individuare uova e larve. Svuoteremo quindi il substrato su un grande foglio di
plastica bianco (attenti alle fughe degli adulti!!) e frugheremo alla ricerca
delle piccole sfere eburnee. Le larve di certe specie, come quelle di Amaurodes
passerinii, sono tendenzialmente cannibalistiche, ed andrebbero allevate
fin da principio in piccoli contenitori singolarmente. Il substrato
andrà sostituito ogni 2 mesi, e settimanalmente aggiungeremo un po’
d’acqua per umidificarlo.
Altre pagine utili:
Come
distinguere il sesso dei coleotteri e delle larve